Non si può mai veramente amare in profondità la grande musica popolare, se non si sono amate la musica d’arte e la poesia d’arte – prima, in formazione, o anche dopo, in recupero formativo.
La musica “classica”, innanzitutto, ma da intendersi in quanto musica storica, ossia da storicizzare e quindi da ben poetizzare nell’empatia dei sentimenti e dei significati che di volta in volta la sottendono.
La migliore comprensione della Grande Arte illumina di ulteriore e più profondo senso l’Arte Minore; che per di più può arrivare grazie a questo perfino a trascenderla. Perché nascono sorelle, già nella comune genesi cognitiva ripartita da sempre tra generi più impegnati e generi più leggeri.
Questa comunanza si sostanzia nelle comuni appartenenze che esprimono comunque grandezza comunicativa, perché nell’empatia sono comunque congiunzione inesprimibile di razionale e di irrazionale”; “irrazionale” nel senso di ciò che ancora non ha trovato la sua collocazione razionale, perché ancora troppo connesso a quella quota di ancestrale che in quel momento epocale lo trascende.
Sorellanza di grandezze e di minorità; che disvelano, in opportuna analisi, molteplici sinapsi; che dall’individuale umano trascendono in un mistero solo a tratti disvelato: la continuità in crescita della specie umana.
E, in estrema sintesi analitica, della sua talora perfino tragica ma indiscutibile grandezza.
(26 aprile 2021)