Retorica musicale: fonti bibliografiche e studio applicato

Ricevo la seguente cortese mail di richiesta (virgolettata e in corsivo) e rispondo sul sito, dato l’interesse collettivo dell’argomento.

Egr. Prof. Musumeci,

sono un giovane direttore sardo; navigando sul web ho trovato il Suo interessante e ricchissimo sito (musicaemusicologia.wordpress.com), dal quale ho potuto reperire importantissime informazioni. Sento di dovermi congratulare sinceramente con Lei per il Suo lavoro e ringraziarla per le belle informazioni che, seppure non volontariamente, mi ha fornito.

Le scrivo però per chiederle un consiglio, sperando di non sembrare troppo indiscreto.

Potrebbe indicarmi cortesemente dei testi a Suo avviso affidabili per uno studio dettagliato dell’analisi retorico-musicale? Io dispongo del piccolo testo di Silvano Perlini, ma è indubbiamente minimo. Mi interessa molto anche capire come l’intero sistema retorico, secondo il modello quintilianeo (di derivazione aristotelica), sia stato riproposto nella struttura e/o in altri eventuali parametri compositivi. 

La ringrazio anticipatamente per ogni parere che, eventualmente, vorrà gentilmente donarmi.

Un saluto cordiale dalla Sardegna,

Nicola Manca”

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Egregio M°. Manca,

la ringrazio preliminarmente dei complimenti rivolti al mio lavoro ed entro subito nel merito della questione.

Le fonti pertinenti l’analisi della retorica musicale – così come me le richiede: più o meno sistematicamente impiantate e bibliograficamente ben sorrette ed applicativamente funzionali  – semplicemente non esistono e con ogni probabilità non hanno al momento alcun motivo di esistere. Almeno come riferimento per il mio stesso lavoro di questo sono certo, per cui ciò che vale almeno per me è la qualità argomentativa e dimostrativa dello stesso, semplicemente in quanto disposto sul piano di un’intelligenza specificamente musicale.

Per non lasciare però del tutto insoddisfatta la sua gentile, e pure legittima, richiesta le dirò in maniera succinta cosa sta dietro questa mia opinione, oramai consolidata da un’esperienza ultratrentennale in merito. Penso difatti che, proprio in quanto musicista maestro di coro (lo evinco dal suo indirizzo e-mail), potrà meglio capirmi. Data la qualità antica di buona parte del repertorio utilizzato in coralità: nella musica rinascimentale il cd. madrigalismo non è che la quattro-cinquecentesca qualificazione rinascimentale prettamente italiana di detto fenomento, mentre la più consolidata qualificazione barocca è dovuta semmai alla sei-settecentesca musicologia tedesca e dunque alla, da noi ancora poco nota e adeguatamente considerata, Teoria degli Affetti (Affektenlhere).

In entrambi i casi si tratta di codici linguistici vigenti che i teorici dell’epoca, nel prenderne atto e offrirne anche documentazione ai posteri, tentavano di descrivere nella maniera più completa per le loro possibilità osservative e riflessive. Difatti va contemporaneamente ricordato che l’analisi è un settore disciplinare ben più successivo e che solo abbastanza di recente si è posto il problema di un suo adeguato statuto scientifico e metodologico: nell’ottocento, in quanto analisi formale, essa si rivolgeva alla problematica corrente della cd. Musica assoluta, privilegiando fin troppo il sette-ottocentesco Sonatismo; nel novecento o si preoccupa in maniera privilegiata di sostenere le motivazioni struttive della Nuova musica oppure più costruttivamente riflette anche su sè stessa e sulle proprie cangianti motivazioni storiche, rifondando in maniera interdisciplinarmente sempre più allargata il suo statuto teoretico-epistemologico.

Evidente pertanto la forte componente ideologica che troppo spesso arriva a gravare su questo ancor giovane settore disciplinare: si analizza in tali casi per dare un giudizio estetico non di rado precostituito. E così troppo spesso il teorico-analista non ha adeguati strumenti scientifici e dovrebbe seriamente procurarseli e assieme fidarsi anche del suo buon intuito musicale (se ce l’ha) nel cercare le prospettive più adeguate di lettura in pertinente profondità del linguaggio musicale (e cos’altro è o potrebbe essere l’analisi musicale?).

Lei, insomma, circa l’argomento che le sta a cuore, su questo sito trova già molti e troverà di seguito ancora tanti materiali di interesse applicativo; e in parte anche bibliografico, con dispense e diversi saggi linkati e quant’altro. Le offro di seguito alcuni link per una ricerca più rapida e graduale ma tutt’altro che esaustiva:

Analisi-Analisi III/ L’arte compositiva del sommo Bach ossia Il dominio retorico della trama continua

Fondamenti di composizione (Analisi II) – Lezione V (Fuga, contrappunto armonico e polifonia barocca)

Analisi dello stile-Forme compositive II/Lezioni III e IV (II Modulo) – Trama continua, Fughismo e Teoria degli Affetti (600-700)

Composizione-Analisi II/Lezione XII – La rinascimentale Musica prosastica

Composizione-Analisi II/Lezione I – Teoria della forma musicale (ridefinizione in sette chiavi di lettura)

Fondamenti di composizione (Analisi II) – Lezione VI (Fughismo barocco e trama continua)

Composizione-Analisi II/Lezione XIV – Retorica visionaria romantica e plasticismo armonico

Composizione-Analisi II/Lezione XVII – Modernismo musicale e Retorica dell’alienazione

Mario Musumeci – Le strutture espressive del pensiero musicale. Fondamenti epistemologici e lineamenti di didattica della teoria musicale, Lippolis Editore, Messina 2008, pp. 234, isbn 978-88-86897-59-4

Potrebbe forse col tempo da questi e da tanti altri materiali – che sempre di A.A. in A.A.vado riformulando e approfondendo – ricavare una visione sistematica almeno un tantino approssimata alla mia. Ma non si illuda, ciò potra accaderle solo in una costante e adeguata frequenza applicativa: non potrà certamente basarsi su dati puramente informativi, semmai formativi e in profondità della sua stessa mentalità musicale. Bisognerà in sostanza apprendere ogni qualsivoglia concettualizzazione analitica in strettissimo riferimento sonoro – percettivo e cognitivo – ai pertinenti dati musicali. Anzi, meglio: bisognerà apprendere a concettualizzare sulla musica nel modo più profondo ed intradisciplinare possibile proprio attraverso la musica stessa.

Gli esperti di retorica generale la sua richiesta visione sistematica possono offrirgliela certamente da un punto di vista generale. I sedicenti esperti di retorica musicale di norma non fanno che riportare le fonti cinque-sei-settecentesche, allora quasi vergini proprio sul versante riflessivo-argomentativo – ossia teorico-analitico tout court. Ad alcuni di loro poichè analiticamente ben più versati in quanto anche musicisti pratici o solo musicologi musicalmente più coinvolti (Zanolini, Fadini, Kirkendale …) devo gli input originari per il mio lavoro di ricerca. Ma da allora sono trascorsi oltre trent’anni e non me ne sono stato con le mani in mano, nella privilegiata posizione di musicista didatta e teorico-analista “militante”. Difatti caso vuole che chi scrive debba risultare proprio lo studioso che nella maniera più sistematica ha proprio applicato per primo (e spererei non per ultimo) gli impianti della Dispositio retorica al concreto repertorio; e non solo barocco – anche se nello stesso i risultati si fanno certamente più proficui per la più diretta appartenenza.

La notevole mole di questo lavoro metodologico-didattico e teoretico-scientifico (trattati, saggi, articoli scientifici, tesi di laurea e tesine disciplinari: cfr. curriculum nella rubrica Riferimenti), si è prodotta proprio perchè a contatto e in stretta interazione musico-pratica con studenti conservatoriali, in quanto musicisti attivi e anche colti ed intellettualmente dotati (conditio sine qua non). Essa è oramai tutta saldamente impiantata su una visione retorica del linguaggio musicale dalle origini ai giorni nostri: tanto in maniera esplicita per la musica antica, quanto in maniera implicita ed evolutivamente consequenziale per i successivi codici linguistici classico-romantici e modernistico-contemporanei.

Un saluto altrettanto cordiale dalla Sicilia.

Mario Musumeci

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